
Perché si chiamano “Liquidazioni periodiche IVA”.
Il termine liquidazione, in ambito contabile deriva dal latino liquere, che significa “trasparente, ma anche essere chiaro” da cui deriva liquidus (“fluido, limpido”). Dal verbo liquere in latino e dal conseguente verbo liquidare in italiano, nel senso di “rendere chiaro” per successiva astrazione del significato fisico di “rendere chiaro” è derivato rendere chiaro un valore nel senso di “determinare con precisione”.
Per questo motivo in contabilità, liquidare significa chiarire un conto, e anche definirne il saldo netto, cioè stabilire in modo certo ciò che è dovuto o spettante. Come spesso accade con le parole l’uomo ha preso in prestito sei significati e concetti fisici per descrivere con similitudini significati astratti e questo è proprio il caso di liquidare.
Origine storica del termine “liquidazione”.
Il termine nasce nella prassi mercantile italiana tra il 1300 e 1500 d.C., nei registri delle compagnie di Firenze e Venezia si trovano spesso espressioni come “liquidar li conti”, cioè “rendere chiaro il saldo tra le parti”.
Successivamente “liquidare” entra nel linguaggio giuridico e contabile ottocentesco, dove assume il senso di “determinare il saldo netto di un rapporto economico”.
Nel diritto tributario del Novecento, il termine diventa tecnico e “liquidare un’imposta” significa determinare, sulla base dei dati dichiarati, l’ammontare dovuto o il credito spettante, ed è proprio da questo gergo tecnico che deriva l’espressione “Liquidazioni periodiche IVA”, cioè l’atto con cui il contribuente chiarisce la propria posizione fiscale per un determinato periodo.
Un altro esempio di astrazione di un significato fisico similare è “lavare il denaro sporco” nel senso di riciclare del denaro che deriva da illeciti. La nostra lingua italiana è piena di prestiti di significati e tutti derivano da origini fisiche o associate ai nostri sensi. Ma torniamo a “liquidare” perché c’è una importante distinzione da fare.
Liquidare non significa pagare.
Nel linguaggio comune, “liquidare” è spesso usato come sinonimo di “pagare”, se lo usi anche tu in questo modo come direbbe il Bergonzoni “e fai male!” perché in contabilità i due momenti sono molto ben distinti. In che senso? Perché:
- liquidare significa determinare l’importo dovuto dopo aver confrontato valori a debito e a credito;
- pagare significa estinguere il debito mediante un movimento di cassa o banca.
E no non sono la stessa identica cosa. In altre parole, la liquidazione è un atto conoscitivo, mentre il pagamento è un atto dispositivo, ed è bene evitare di interpretare liquidazione come l’atto del pagamento.
Ecco un altro esempio che ti può chiarificare questo concetto:
un’azienda che liquida lo stipendio di un dipendente calcola l’importo netto da pagare (liquidazione), ma solo con l’accredito in banca avviene il pagamento vero e proprio, e le due attività non sono coincidenti.
Lo stesso vale per l’IVA: la liquidazione periodica determina il saldo (a debito o a credito), mentre il versamento tramite modello F24 lo estingue. Inizia ad essere più chiara la distinzione? Se non ti è ancora chiara rileggi questi due esempi.
La liquidazione IVA passo per passo.
Vediamo dal punto di vista amministrativo come avviene una liquidazione IVA passo passo. Durante il mese (o trimestre), l’azienda registra due tipi di operazioni:
- IVA a debito sulle vendite (fatture emesse);
- IVA a credito sugli acquisti (fatture ricevute).
Esempio: abbiamo registrato nel periodo
- Vendite per: 12.200 € (di cui 2.200 € IVA a debito);
- Acquisti per: 6.100 € (di cui 1.100 € IVA a credito).
1. Registrazioni contabili ordinarie
Fatture di vendita
| Conto | Sezione di bilancio | Dare/Avere | Importo (€) |
|---|---|---|---|
| Crediti verso clienti | Stato Patrimoniale (Attività) | Dare | 12.200 |
| Ricavi sulle vendite | Conto Economico (Ricavi) | Avere | 10.000 |
| IVA a debito | Stato Patrimoniale (Passività) | Avere | 2.200 |
Fatture di acquisto
| Conto | Sezione di bilancio | Dare/Avere | Importo (€) |
|---|---|---|---|
| Costi per acquisti | Conto Economico (Costi) | Dare | 5.000 |
| IVA a credito | Stato Patrimoniale (Attività) | Dare | 1.100 |
| Debiti verso fornitori | Stato Patrimoniale (Passività) | Avere | 6.100 |
È importante ricordare che fatture di vendita e di acquisto non equivalgono a eventi patrimoniali monetari: non comportano ancora movimenti di cassa o banca, ma solo la nascita di crediti o debiti commerciali.
2. Fine mese: la Liquidazione IVA.
Calcolo:
IVA a debito 2.200 – IVA a credito 1.100 = IVA da versare 1.100 €
Scrittura contabile di liquidazione
| Conto | Sezione di bilancio | Dare/Avere | Importo (€) |
|---|---|---|---|
| IVA a debito | Stato Patrimoniale (Passività) | Dare | 2.200 |
| IVA a credito | Stato Patrimoniale (Attività) | Avere | 1.100 |
| IVA c/liquidazione | Stato Patrimoniale (Passività) | Avere | 1.100 |
Risultato: il conto IVA c/liquidazione mostra un debito verso l’Erario.
L’effetto economico è nullo, perché l’IVA è un’imposta neutra.
L’effetto patrimoniale consiste nella nascita di un debito.
3. Pagamento dell’IVA.
Quando si effettua il versamento F24 (es. il 16 del mese successivo):
| Conto | Sezione di bilancio | Dare/Avere | Importo (€) |
|---|---|---|---|
| Erario c/IVA | Stato Patrimoniale (Passività) | Dare | 1.100 |
| Banca c/c | Stato Patrimoniale (Attività) | Avere | 1.100 |
In questo momento il debito si estingue e la liquidità diminuisce.
Ancora una volta, nessun effetto economico, solo un effetto patrimoniale.
4. Caso di credito IVA.
Se l’IVA a credito supera quella a debito (es. IVA debito 900 €, credito 1.200 €):
| Conto | Sezione di bilancio | Dare/Avere | Importo (€) |
|---|---|---|---|
| IVA c/liquidazione | Stato Patrimoniale (Attività) | Dare | 300 |
| IVA a debito | Stato Patrimoniale (Passività) | Dare | 900 |
| IVA a credito | Stato Patrimoniale (Attività) | Avere | 1.200 |
Il risultato è un credito IVA da riportare o compensare nei mesi successivi.
Anche qui, nessun effetto economico, ma un effetto patrimoniale: nasce un credito verso l’Erario.
Sintesi concettuale
| Operazione | Effetto economico | Effetto patrimoniale | Descrizione |
|---|---|---|---|
| Fattura di vendita | + Ricavo (Conto Economico) |
+ Credito verso cliente (Stato Patrimoniale) |
Nessun movimento di cassa |
| Fattura di acquisto | + Costo (Conto Economico) |
+ Debito verso fornitore (Stato Patrimoniale) |
Nessun movimento di cassa |
| Liquidazione IVA | Nessuno | Debito o credito verso Erario (Stato Patrimoniale) | Atto conoscitivo |
| Pagamento IVA | Nessuno | Uscita di liquidità, estinzione debito (Stato Patrimoniale) | Atto dispositivo |
Il termine “liquidazione” conserva il suo significato originario di “rendere chiaro” un conto.
Nel linguaggio contabile moderno, liquidare non significa pagare, bensì determinare in modo definitivo il saldo di un rapporto.
La liquidazione IVA è dunque la fase in cui il contribuente chiarisce la propria posizione nei confronti dell’Erario, stabilendo se è debitore o creditore.
Solo successivamente, con il versamento F24, avviene il pagamento vero e proprio.
Come viene vista la Liquidazione IVA dai diversi ruoli aziendali.
La Liquidazione periodica IVA non è solo un adempimento contabile. Ogni figura aziendale la interpreta in modo diverso, in base alle proprie responsabilità e agli effetti che produce sulle decisioni operative e finanziarie.
Dal punto di vista dell’imprenditore o del manager.
Per chi gestisce l’impresa, la liquidazione IVA è un momento in cui la contabilità diventa concreta.
Rappresenta un segnale diretto sullo stato della liquidità disponibile, perché il saldo IVA a debito comporta dover gestire un’uscita di cassa.
L’imprenditore o il manager devono quindi prevedere il fabbisogno di cassa, valutare il calendario dei versamenti e pianificare eventuali compensazioni o rinvii.
La liquidazione non è un semplice calcolo fiscale: è un indicatore del flusso di denaro reale, utile per capire se la gestione corrente può sostenere i pagamenti del mese.
Dal punto di vista dell’amministratore.
Per l’amministratore, la liquidazione IVA è un adempimento periodico obbligatorio che garantisce la conformità dell’azienda nei confronti del fisco.
Significa raccogliere i dati contabili, verificare la correttezza dei registri e trasmettere la comunicazione trimestrale.
Nelle piccole imprese, dove spesso l’amministratore coincide con l’imprenditore, questo ruolo assume una doppia valenza:
- da un lato garantire la regolarità fiscale;
- dall’altro assicurarsi che la liquidità aziendale consenta di effettuare i versamenti senza tensioni finanziarie.
In questa prospettiva, la liquidazione IVA è vista come un termine amministrativo fisso che scandisce la disciplina aziendale.
Dal punto di vista del responsabile marketing.
Per chi si occupa di marketing, la liquidazione IVA non è un adempimento diretto, eppure i suoi effetti possono farsi sentire.
Un pagamento IVA consistente, se non pianificato, riduce temporaneamente la disponibilità di cassa destinata ad attività promozionali o pubblicitarie.
Per questo, anche il responsabile marketing ha interesse a conoscere i picchi di uscita finanziaria, in modo da coordinare le campagne con i momenti di maggiore disponibilità.
In alcune imprese più strutturate, la funzione marketing partecipa alla pianificazione del budget insieme all’amministrazione proprio per armonizzare le spese di comunicazione con i flussi IVA.
In sintesi, la liquidazione IVA, pur non essendo una voce di costo, influenza indirettamente la strategia di investimento nel marketing.
Curiosità: dalla chiarezza dei conti alla “cancellazione” della persona.
Come abbiamo visto, liquidare viene dal latino liquere (“essere chiaro”).
Il primo significato è:
rendere chiaro, definito, saldo un conto.
Nel linguaggio giuridico e commerciale del XIX secolo “liquidare” assume anche il senso di:
chiudere definitivamente un rapporto, sciogliere un debito, estinguere una pendenza.
Da qui nascono espressioni come:
- “liquidare una società” (chiuderla definitivamente);
- “liquidare un’eredità” (distribuirla e chiudere la pratica);
- “liquidare un dipendente” (pagare le competenze e interrompere il rapporto).
Il passaggio semantico chiave è proprio “chiudere definitivamente un rapporto”.
L’uso figurato nei film d’azione.
Nel linguaggio colloquiale e poi nel gergo militare e criminale del Novecento, “liquidare qualcuno” viene usato in senso metaforico:
eliminare una persona per chiudere definitivamente un problema.
L’idea non è “renderlo fluido”, ma “chiudere la questione”, come si chiude un conto.
In altre parole:
“liquidarlo” = “saldare definitivamente quella pendenza”.
È una traslazione diretta dal linguaggio contabile:
- in contabilità si liquida un debito → nel gergo si liquida un ostacolo.
Altri usi figurati di “liquidare”.
Il verbo ha generato varie espressioni figurate, tutte legate all’idea di sbrigare, chiudere, eliminare:
- Liquidare una pratica → risolverla in fretta, senza approfondire.
- Liquidare un argomento → trattarlo in modo superficiale o sbrigativo (“ha liquidato la questione in due parole”).
- Liquidare qualcuno →
- nel linguaggio lavorativo: licenziarlo;
- nel linguaggio comune: disfarsene, interrompere ogni rapporto;
- nel linguaggio criminale cinematografico: eliminarlo fisicamente.
- Liquidare un affare → concluderlo definitivamente (positivo o negativo).
- Liquidare una posizione (bancaria, assicurativa) → estinguerla.
Tutti questi significati conservano la stessa logica originaria:
liquidare = rendere chiaro e definitivo un rapporto, chiudendolo.
Ambiti e significati.
| Ambito | Significato di “liquidare” | Idea comune |
|---|---|---|
| Contabile | Determinare un saldo | Definizione di un conto |
| Giuridico | Chiudere una pratica o un rapporto | Estinzione di una pendenza |
| Colloquiale | Sbarazzarsi di qualcuno o qualcosa | Eliminazione del problema |
| Criminologico / filmico | Uccidere, eliminare fisicamente | Chiusura definitiva e irreversibile |
Quindi, quando nei film dicono “liquidalo”, non stanno usando un’espressione casuale: è un prestito diretto dal linguaggio contabile e amministrativo, ma spinto all’estremo.




